Migliori e Gualtieri, due sguardi sulla luce: il Premio Cultura della Regione Emilia-Romagna 2025

La cerimonia di premiazione si terrà a gennaio

13 Novembre 2025

Sono due maestri dell’immaginazione e della visione, radicati nel territorio ma capaci di parlare al mondo. Il Premio alla Cultura 2025 della Regione Emilia Romagna (istituito nel 2023 per riconoscere personalità che hanno contribuito in modo significativo alla vita culturale del territorio) va a Nino Migliori, fotografo, e Mariangela Gualtieri, poeta e drammaturga: due artisti che, con linguaggi diversi, hanno fatto della luce – fotografica o verbale – un modo per interrogare la realtà e cercare l’essenziale.

Per Nino Migliori, classe 1926, il premio è un riconoscimento a una ricerca durata più di settant’anni, capace di attraversare i mutamenti del Paese e reinventare di continuo lo sguardo. Dalle foto neorealiste degli anni Cinquanta alle sperimentazioni materiche e concettuali, Migliori ha raccontato la vita quotidiana e le trasformazioni sociali con un’attenzione minuta e insieme visionaria, restituendo “la vitalità di un territorio e delle sue persone, contribuendo alla costruzione dell’immaginario collettivo emiliano-romagnolo”. Nel suo obiettivo, la fotografia non è mai semplice documento, ma gesto poetico: un modo per trattenere la luce, per interrogare la memoria e la sua dissolvenza.

A Mariangela Gualtieri, nata a Cesena nel 1951, la Regione riconosce invece il contributo straordinario dato alla valorizzazione della poesia e del teatro. Fondatrice insieme a Cesare Ronconi del Teatro Valdoca, la poeta e drammaturga – tradotta in diverse lingue, e vincitrice di numerosi riconoscimenti –ha attraversato quattro decenni di scena italiana dando alla poesia un corpo, una voce, una presenza. Nei suoi testi – da Fuoco centrale a Bestia di gioia, da Caino a Ruvido Umano – la poesia diventa esercizio di attenzione al mondo, un atto di gratitudine e insieme di allarme. Nel suo ultimo lavoro per il teatro, Bestemmia (presentato al Bonci di Cesena poche settimane fa), quella voce si è fatta ancora più radicale: un grido e una preghiera insieme, una riflessione sulla violenza, sul dolore e sul bisogno di dire l’indicibile, che porta la parola poetica a confrontarsi con i suoi stessi limiti e con il rischio della profanazione. È una lingua, quella di Gualtieri, che interroga “le cose del mondo” con una fiducia antica, prossima alla preghiera ma senza trascendenza: “sacra”, appunto, nel senso terreno e umano del termine. Negli ultimi anni la sua voce e i suoi riti sonori hanno accompagnato molti lettori e spettatori, anche fuori dai teatri: durante il confinamento del 2020 la poesia Nove marzo duemilaventi, recitata dalla stessa autrice, divenne virale, risuonando come invocazione collettiva e testimonianza di resistenza. È in quella tensione tra fragilità e forza che risiede la cifra più autentica del suo lavoro: una parola che tenta di “rimettere al centro il noi”, in un tempo dominato dall’io. È in quella tensione tra fragilità e forza, tra voce e silenzio, che risiede la cifra più autentica del suo lavoro: una parola che tenta di “rimettere al centro il noi”, in un tempo dominato dall’io e dalla dispersione.

Nel premiare Migliori e Gualtieri, la Regione Emilia Romagna non celebra solo due carriere esemplari, ma un’idea di cultura come atto di cura e responsabilità: due artisti che, ciascuno a suo modo, hanno cercato di illuminare l’umano – con la luce, con la voce, con l’attenzione minuta ai gesti e alle parole.

La cerimonia di premiazione si terrà a gennaio.